
Anche se siamo a casa
Anche se siamo a casa
Anche se siamo a casa, è iniziato un nuovo viaggio e questa volta, come dice un vecchio luogo comune, non conterà soltanto quello che vivremo lungo il tragitto, ma anche il raggiungimento della sua meta: l’uscita dall’emergenza e dal contagio. Vorremmo essere fuori o non essere toccati dai guai, invece dobbiamo accettare che, nel sugo della storia, possiamo vivere l’esperienza di Renzo nel lazzaretto: essere preparati, in questo viaggio, ad una grazia come ad un sacrificio.
Anche se siamo a casa: contro l’aridità
Possiamo opporre la nostra aridità a questo viaggio, come i protagonisti del Verbo degli uccelli di Attar di Nishapur, preferendo l’ignavia e dimenticandoci che “passione e aridità non possono coesistere e chiunque aprì gli occhi all’amore andò a giocarsi la vita a passo di danza”. Allora proviamo a superare l’aridità e l’ignavia ricordate da Attar, facciamo un viaggio in compagnia delle voci che sono importanti per il vero oggetto del dialogo interreligioso: la relazione tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e il suo Destino.
L’esperienza di Giona
In questo tempo, ci sentiamo un po’ come il profeta Giona, vorremmo sottrarci alla prova, fuggire dall’altra parte del mondo oppure addormentarci, mentre infuria la tempesta, lasciando che siano gli altri a doversela cavare. E anche se ci buttano fuori dalla barca, la cosa non ci importa più. Come tanti in questi giorni, chiuso nella pancia del pesce, Giona fa l’esperienza dell’abisso: quando ha visto le radici delle montagne e sentito le spranghe della terra chiudersi dietro di sé ormai avvolto dall’abisso, Giona chiede di affrontare la prova alla quale Dio lo aveva chiamato, la conversione della città di Ninive.
Non sarà nella fuga, innanzitutto da noi stessi, che sapremo superare questa emergenza, non sarà abbandonando l’amore che ci salveremo: la fatica che proviamo in questi giorni è la stessa che vive Dio nella sua relazione d’amore con gli uomini. Proviamo a portare questa fatica, segno dell’amore quando è vero, fuori dalla sacca dell’emergenza: sarà una base preziosa sulla quale costruire qualcosa di nuovo.
Il tempo dell’esilio
Questo tempo somiglia all’esilio, sembrerebbe che non ci sia nulla per cui valga la pena spendersi. Sembra un tempo votato solo all’inerte attesa di un futuro che ancora non si vede. Invece l’invito del profeta Geremia agli ebrei nell’esilio babilonese va in senso opposto. Anche nella condizione più dura, come quella dell’esilio e della schiavitù, l’invito a costruire case, a piantare alberi, a coltivare orti, a spendersi per il “benessere”, cioè per l’essere insieme nel bene oggi, è la condizione essenziale per un futuro che sia veramente diverso, per quello che il testo biblico dice essere “un futuro pieno di speranza”.
In modo analogo, la seconda sura del Corano, ricorda che il sincero credente non è colui che osserva in modo formale l’Islam, ma “colui che resta saldo nelle avversità e tiene fede agli impegni presi”.
Riprendere il viaggio: la lezione di Ungaretti
“Alzatevi e non temete” è l’esortazione di Gesù ai discepoli dopo la trasfigurazione, quando si erano gettati a terra pieni di paura. In questo tempo dove cedere alla paura sarebbe la soluzione più semplice, dove il gettarsi a terra e restarci, oppure nascondere il proprio talento sarebbero le scelte più logiche, c’è ancora il richiamo rivolto da Gesù alle donne davanti al sepolcro vuoto, dopo la risurrezione: “Non temete […] Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Anche questo invito chiede di essere riscoperto e portato fuori dall’emergenza: è il ricordo che la nostra vita non è segnata dalla solitudine della nostra affermazione o della nostra caduta, ma da una compagnia viva che ci conferma come il Calvario e il Golgota non abbiano l’ultima parola, ma siano condizioni che si possono attraversare e vincere.
Certo il rischio di naufragare c’è sempre, così come la possibilità di rialzarsi e riprendere il viaggio; ce lo ricorda Ungaretti in Allegria di naufragi:
E subito riprende
Il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare