L’uomo che dava del “Tu” al Destino
Il mosaico raffigurante la testa di Abramo è esposto alla mostra “Abramo. La nascita dell’Io”, che si svolge a Rimini dal 20 al 26 agosto, organizzata dal Meeting 2015. L’importanza della figura di Abramo supera il suo semplice primato genealogico, in quanto padre di Isacco e di Ismaele e dunque padre riconosciuto delle religioni monoteistiche. Come ricordato dall’archeologo Giorgio Buccellati, Abramo non ha lasciato tracce leggibili negli “archivi della memoria storica”: la sua figura sfugge ad epigrafi e a documenti archeologici.
Dopo il 538 a.C., al termine dell’esilio babilonese, attraverso una ristretta cerchia di intellettuali, il popolo ebraico “ha voluto fissare nelle vicende dei Patriarchi la memoria della sua origine con una narrazione epica e paradigmatica”, ponendo ordine ad un serie imponente di racconti (trasmessi solo oralmente), al cui inizio è la figura eccezionale di Abramo. La rivoluzione urbana, che si verifica in Mesopotamia con la nascita della città-stato, si caratterizza per la funzionalizzazione della persona e per la frammentazione del suo rapporto con la natura. L’individuo non è più dotato di una sua identità personale, ma è identificato e assume più o meno valore in base alla singola funzione che svolge nella società: la funzione assume una sua validità autonoma a prescindere dalla persona che la ricopre. Il “progressivo distanziarsi dalla natura” determina la frammentazione della produzione, generando una società fortemente piramidale, dove i vertici controllavano ogni singolo “frammento” dell’intero processo.
Dal punto di vista religioso, le civiltà mesopotamiche erano politeistiche e ponevano la loro origine in un orizzonte mitico, fuori dal tempo e dalla storia. I poemi sull’origine degli dèi descrivono l’origine dei fenomeni e delle leggi che li regolano, offrendo l’immagine di una realtà ciclica nel suo ripetersi immutabile. il pantheon mesopotamico era ujn sistema basato sull’applicabilità di leggi prevedibili. La principale caratteristica del fatum è la sua predicibilità , nel senso che risponde ad una legge naturale che determina la natura delle cose e il loro destino. La divinazione, intesa come volontà dell’uomo di controllare le leggi dell’universo, è il principale veicolo di comunicazione tra il divino e l’umano: il fatum non è dotato e non esprime alcuna volontà, la predicibilità è il suo uno sistema di comunicazione.
Abramo e la sua vicenda danno vita ad un sistema sociale e religioso che sono nettamente contrapposti e antitetici rispetto alla Mesopotamia. Abramo appartiene alla dimensione sociale della tribù e, secondo l’ipotesi di Buccellati, al quel sistema di vita nomade nato come risposta all’affermazione della città-stato. L’anziano patriarca non è identificato attraverso la sua funzione sociale, ma attraverso il suo nome (che Dio cambierà nel corso del racconto) e con il patronimico del suo ascendente. Come capo tribale è conosciuto personalmente dalla sua gente. Il popolo ebraico fa risalire le proprie origini ad un incontro calato nella storia, non ad un tempo mitico originario, ma ad un “dove” e ad un “quando”, identificabili attraverso le vicende di Abramo. Il “Dio di Abramo” entra nella storia e si presenta come Dio “vivente” che esprime la propria volontà, invitando il patriarca a lasciare la terra dei suoi padri.
Attraverso Abramo, il volto umano assume i suoi tratti distintivi, costituiti dal dialogo con il Mistero, (in tal senso assume significato parlare della nascita dell’io nella dimensione del rapporto con la diversità), dal compitoche gli è affidato, dalla responsabilità che questo comporta, dalla promessa (“una discendenza numerosa come le stelle del cielo”), dall’attesa che ne deriva, dalla storia, concepita come risposta a tale promessa. La stessa dimensione dell’Alleanza postula la piena dignità, libertà e ragione di Abramo.
Stipulando un’Alleanza con la divinità, Abramo dà del “Tu” al Destino: questo significa che la divinità perde la sua caratteristica di prevedibilità e l’uomo si espone al rischio della risposta, non scontata, che da essa può derivare. La vicenda di Abramo è esemplare per il dialogo interreligioso, perché ci ricorda che l’altro non è qualcosa di scontato e classificabile in categorie o “frammenti”.